Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Crisi bancarie, effetti sistemici e interventi pubblici: qualche spunto per una riflessione (di Vincenzo Calandra Buonaura)


Scopo dell’articolo è essenzialmente quello di segnalare alcuni spunti di riflessione in relazione alla grave crisi che ha coinvolto il sistema bancario negli ultimi anni ed agli interventi pubblici che sono stati adottati nei diversi Paesi per evitare o prevenire gli effetti sistemici della crisi bancaria.

L’Autore muove dalla premessa secondo cui sarebbe necessario rimettere in discussione alcuni postulati su cui si sono fondate le teorie favorevoli ad una piena liberalizzazione del mercato, e di quello finanziario in particolare.

A fronte dell’esigenza di una profonda revisione della regolamentazione dei mercati finanziari, il lavoro analizza le modalità con le quali l'intervento pubblico è stato realizzato negli Stati Uniti e nei principali Paesi europei,  per valutarne le conseguenze sul piano degli assetti proprietari e della governance delle banche.

L’articolo analizza, inoltre, l’applicazione della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato a fronte dei numerosi provvedimenti di ricapitalizzazione e di altre forme di intervento pubblico a favore degli istituti bancari europei. In proposito, viene messo in evidenza come la Commissione abbia adottato criteri meno rigidi di quelli che, in precedenza, avevano caratterizzato l'interpretazione delle Autorità comunitarie e la giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di aiuti di Stato.

Nell’ultima parte del testo, infine, vengono analizzate alcune operazioni di ricapitalizzazione di banche italiane realizzate attraverso l’emissione di innovativi strumenti finanziari, tra i quali i cd. Tremonti bonds.

The purpose of the article is essentially to point out some comments in relation to the serious crisis affecting the banking system in recent years and public interventions that have been adopted in different Countries to avoid or prevent the systemic effects of the banking crisis.

The work is based upon the premise that it would be necessary to question some assumptions on which they are based theories in favor of a full liberalization of the market, and in particular the financial sector.

In view of the need for a deep overhaul of the regulation of financial markets, the paper analyzes the ways in which government intervention was carried out in the United States and in major European countries, in order to assess the consequences of the ownership and governance of banks.

Furthermore, the paper analyzes the application of the Community rules on State aid in light of several forms of public intervention in favor of European banks. In this respect, it should be noted that the Commission has adopted a more lenient approach in comparison with the previous tendencies of the Community Authorities and the European Court of Justice in the field of State aid.

Finally, the article examines some recapitalization of Italian banks carried out through the issue of innovative financial instruments, such as the so-called Tremonti bonds.

Keywords: Banking crisis; public measures; systemic effects

Un primo spunto viene dalla constatazione che le crisi più gravi e gli interventi più invasivi sono avvenuti negli Stati Uniti e nel Regno Unito i cui mercati erano tradizionalmente ritenuti più efficienti e dove più accentuata era la tendenza alla deregulation. E', infatti, inevitabile aprire una riflessione in merito alla persistente validità di alcuni dei postulati su cui si sono fondate le teorie favorevoli ad una piena liberalizzazione del mercato bancario e, più in generale, ripensare al rapporto dialettico tra stabilità e mercato.

a)    Il mito della capacità del mercato di autoregolarsi si è rilevato decisamente più illusorio e pericoloso per i mercati finanziari di quanto non lo sia l'economia reale. La pressione del mercato all'ottenimento di risultati di breve periodo ha spinto gli amministratori di banche ad assumere strategie sempre più aggressive e rischiose di immediata valorizzazione delle azioni in evidente contrasto con obiettivi prudenziali e di mantenimento della stabilità e della crescita di valore nel tempo. La vicenda dei subprime, che ha costituito il fattore scatenante della crisi finanziaria, e l'illusione di poterne "socializzare" i rischi attraverso la distribuzione dei relativi titoli tossici ne costituiscono una dimostrazione evidente. Ma vorrei anche ricordare le pressioni esercitate da analisti e fondi hedge, sotto la bandiera dell'efficienza della struttura del capitale, per spingere gli amministratori a redistribuire valore attraverso l'acquisto di azioni proprie e ad incrementare l'indebitamento in funzione della crescita dell'utile per azione. Il compito di chi voglia introdurre nuove regole prudenziali non si profila agevole come dimostra la resistenza che le banche americane (tra l'altro le più colpite dalla crisi) stanno opponendo alle intenzioni emergenti a livello governativo di regolamentare il gigantesco mercato dei derivati.

b) Il rapporto tra regole di stabilità e regole di mercato basato sul controllo dei rischi correlato a coefficienti patrimoniali non ha dimostrato di funzionare in modo efficiente. Parafrasando la metafora del metal detector utilizzata da Macey e Miller nel loro volume Banking law and regulation (per spiegare che la regolamentazione bancaria debba essere tarata come un metal detector, sufficientemente sensibile da bloccare chi porta materiali pericolosi, ma non tanto sensibile da bloccare il passaggio e creare lunghe file e disagi ai passeggeri) si può constatare come, soprattutto nei paesi a finanza più avanzata, il livello della taratura sia stato abbassato, in modo tale da consentire il passaggio dei materiali più pericolosi e tossici. Occorre una profonda revisione della regolamentazione dei mercati finanziari che introduca meccanismi più adeguati di controllo e [continua..]